DRC 2019

Emergenza ebola in Congo

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Emergenza ebola in Congo

L’epidemia di ebola che imperversa nella Repubblica Democratica del Congo sta mettendo a dura prova il paese e i suoi abitanti, in particolare i bambini. L’OMS l’ha dichiarata emergenza sanitaria internazionale.

La situazione

Per quasi un anno, l’epidemia di ebola è rimasta circoscritta alla poco popolata regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Nel frattempo, però, sono stati registrati i primi decessi nella città di Goma, distante 300 chilometri, e nel vicino Uganda sono stati notificati tre contagi. L’OMS ha immediatamente decretato lo stato di emergenza sanitaria internazionale.

Molti aspetti di quest’epidemia – la decima che colpisce il paese – sono diversi dalle precedenti. Innanzitutto è scoppiata in una zona di conflitto attivo, il che complica la lotta alla malattia. Questa volta gli operatori stanno inoltre faticando parecchio a superare la diffidenza della popolazione, basti pensare che le persone che riconoscono i sintomi su sé stesse o su un parente preferiscono nascondersi piuttosto che farsi curare.

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Due operatori parlano con Katungo Kasabolo (31 anni) che con la figlioletta si trova nel centro di trattamento dell’ebola a Butembo. La donna aveva sentito del centro alla radio e vi si è recata dopo che la sorella e il cognato erano morti e lei stessa non si sentiva bene.

© UNICEF/UN0311485/Tremeau

Un’altra novità è l’elevato numero di bambini coinvolti. Quasi un terzo dei casi confermati riguarda minorenni, molti dei quali di pochi mesi o anni. Gli effetti dell’epidemia non si limitano tuttavia alla malattia in sé: molti bambini hanno perso genitori, persone di riferimento e insegnanti, e in più vengono spesso stigmatizzati dalla società per essere parte di una famiglia colpita dall’ebola.

Le stime ufficiali parlano di oltre 2000 morti, una cifra destinata ad aumentare parecchio se non si blocca subito la diffusione del virus.

L’operato dell’UNICEF

In teoria, è relativamente facile contenere l’ebola se autorità, personale sanitario e popolazione agiscono in modo rapido e deciso. L’UNICEF lavora per fare in modo che le comunità locali gestiscano autonomamente la situazione, perché nessuno meglio di loro sa come aumentare la consapevolezza sulla malattia e le vie di trasmissione, trovare le persone contagiate e organizzare sepolture sicure e dignitose.

L’UNICEF agisce a tre livelli.

  • Informazione: in collaborazione con persone influenti delle comunità e delle chiese, sopravvissuti all’ebola, assistenti sociali e organi d’informazione, l’UNICEF trasmette alle economie domestiche a rischio nozioni importanti sui sintomi, sulla prevenzione e sulla cura.
  • Prevenzione: nei centri sanitari, nelle scuole e negli edifici pubblici, l’UNICEF installa impianti per il lavaggio delle mani, fornisce accesso all’acqua potabile, distribuisce pastiglie per la purificazione dell’acqua e informa sulla possibilità di farsi vaccinare.
  • Sostegno psicosociale: insieme ai suoi partner, l’UNICEF forma operatori in grado di prestare consulenza e assistenza alle famiglie. Oltre ai centri di trattamento dell’ebola a Beni e Butembo, l’UNICEF ha organizzato centri diurni nei quali sopravvissuti si occupano dei bambini della prima infanzia i cui genitori sono morti oppure in cura.