Afghanistan: aver privato le ragazze dell'istruzione secondaria significa una perdita di 500 milioni di dollari per l'economia del paese nell'ultimo anno

Secondo una nuova analisi dell'UNICEF, privare le ragazze afghane del diritto all'istruzione secondaria avrà un effetto devastante sull'economia del Paese.

© UNICEF/UN0683670/Hubbard© UNICEF/UN0683670/Hubbard

Secondo una nuova analisi dell'UNICEF tenere le ragazze fuori dalla scuola secondaria costa all'Afghanistan il 2,5% del suo PIL annuale. Se l'attuale gruppo di 3 milioni di ragazze fosse in grado di completare l'istruzione secondaria e di partecipare al mercato del lavoro, le ragazze e le donne contribuirebbero all'economia dell'Afghanistan per almeno 5,4 miliardi di dollari.

Le stime dell'UNICEF non tengono conto degli impatti non economici della negazione dell'accesso all'istruzione alle bambine, come l'imminente carenza di insegnanti, medici e infermiere donne, il conseguente impatto sulla diminuzione della frequenza delle bambine alla scuola primaria e l'aumento dei costi sanitari legati alle gravidanze adolescenziali. Le stime non tengono inoltre conto dei benefici più ampi dell'istruzione, tra cui il livello generale dell'educazione scolastica, la riduzione dei matrimoni infantili e la riduzione della mortalità infantile (Quentin Wodon, Claudio Montenegro, Hoa Nguyen, And Adenike Onagoruwa (2018).

Anche prima che i Talebani prendessero il potere il 15 agosto dello scorso anno, l'Afghanistan era alle prese con oltre 4,2 milioni di bambini fuori dalle scuole, il 60% dei quali erano bambine. Sebbene i costi potenziali della mancata istruzione di bambini e bambine siano elevati in termini di mancati guadagni, la mancata istruzione delle bambine è particolarmente costosa a causa della relazione tra il livello di istruzione e il fatto che le bambine ritardino il matrimonio e la maternità, partecipino alla forza lavoro, facciano scelte sul proprio futuro e investano di più nella salute e nell'istruzione dei propri figli più avanti nella vita. L'analisi indica che l'Afghanistan non sarà in grado di recuperare il prodotto interno lordo (PIL) perso durante la transizione e di raggiungere la sua vera produttività potenziale senza soddisfare il diritto delle ragazze ad accedere e completare l'istruzione secondaria.

Oltre per il fatto che le ragazze non possono tornare alle scuole secondarie, l'UNICEF sta anche lottando per raggiungere le ragazze adolescenti con i servizi vitali di cui hanno bisogno, come il supporto per la prevenzione dell'anemia e la salute e l'igiene mestruale, che l'UNICEF era solito fornire nelle scuole.

Anche la malnutrizione infantile è in aumento. Nel giugno 2021, 30.000 bambini sono stati curati per malnutrizione acuta grave in Afghanistan; nel giugno 2022, 57.000 bambini sono stati ricoverati, con un aumento del 90%. I bambini sono costretti a lavorare per mantenere le loro famiglie invece di andare a scuola, che è il luogo più sicuro in cui potrebbero stare.

Negli ultimi 12 mesi, i servizi sanitari e nutrizionali nelle scuole hanno raggiunto 272.386 ragazze adolescenti con integratori di ferro e acido folico. L'impossibilità di proseguire gli studi compromette la loro salute.

«La decisione del 23 marzo di non permettere alle ragazze di tornare alla scuola secondaria è stata scioccante e profondamente deludente. Non solo viola il diritto fondamentale delle ragazze all'istruzione, ma le espone a una preoccupazione maggiore e a un rischio più elevato di sfruttamento e abuso, tra cui il traffico di bambini e il matrimonio precoce e forzato», ha dichiarato il rappresentante dell'UNICEF in Afghanistan, Mohamed Ayoya. «Ora, questa nuova analisi illustra chiaramente il terribile impatto economico di questa decisione sul PIL del Paese. L'UNICEF vuole che ogni bambina e bambino in Afghanistan vada a scuola e impari.Non smetteremo di impegnarci finché questo obiettivo non sarà raggiunto. L'istruzione non solo è un diritto per ogni bambino, ma è la base per la crescita futura dell'Afghanistan».

«L'Afghanistan rimane una delle crisi mondiali più complesse e multidimensionali per i bambini», ha continuato Ayoya. «Questo è un momento cruciale per una generazione di bambini in Afghanistan. I diritti delle bambine sono sotto attacco, la loro infanzia è segnata da privazioni. Per questo motivo, nonostante le sfide del contesto operativo, l'UNICEF sta aumentando la sua presenza, sta portando avanti le sue attività e sta ottenendo risultati come mai prima d'ora. Nel fare questo, vogliamo dire alla popolazione dell'Afghanistan: non potremmo fare quello che facciamo senza la vostra fiducia e il vostro sostegno. Ringraziamo anche i nostri donatori e partner per la loro generosità fino ad oggi, ma li esortiamo a continuare a sostenere i bambini, soprattutto con l'inverno alle porte.»

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