Bambini profughi sull’isola di Lesbo: gli effetti dell’intervento dell’UNICEF

A dieci mesi dall’incendio che ha devastato il campo di Moria, la situazione per i bambini profughi e le loro famiglie sull’isola di Lesbo resta delicata. L’UNICEF ha comunque potuto dar manforte alle autorità greche e reso possibili importanti progressi, per esempio a livello di infrastruttura idrica e sanitaria.

© UNICEF/UN0353916/Berger

L’UNICEF si assicura che tutti gli ospiti del nuovo campo RIC, chiamato anche Kara Tepe, abbiano accesso ad acqua potabile, impianti sanitari, docce e postazioni per lavarsi. È disponibile una trentina di litri d’acqua al giorno per persona e tutte le postazioni per lavarsi le mani sono dotate di sapone al fine di prevenire per quanto possibile malattie come il coronavirus. In collaborazione con le autorità nazionali e la Croce Rossa, l’UNICEF si dedica in particolare alla predisposizione di un’infrastruttura idrica e sanitaria stabile.

Un altro punto focale riguarda le offerte per bambini e adolescenti negli ambiti dell’istruzione, del tempo libero e della protezione. Il centro Tapuat, dall’incendio allo scorso mese di aprile convertito in alloggio di fortuna, ha ripreso la sua funzione al servizio di minori e famiglie, e accoglie quotidianamente bambini ospiti del campo RIC. A maggio, oltre novecento bambini avevano già beneficiato di offerte volte a elaborare i traumi vissuti. 

Il governo greco ha nel frattempo allentato le misure antipandemiche, il che ha effetti positivi sull’accesso all’istruzione: le scuole sono infatti state riaperte, e i bambini profughi e migranti possono fruire delle offerte formative anche al di fuori dei centri di accoglienza.

L’UNICEF continuerà a impegnarsi affinché i provvedimenti coordinati dell’UE, dell’esecutivo ellenico e delle organizzazioni umanitarie si orientino alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e considerino sempre il benessere dei più piccoli.