Uccisi, feriti, rapiti: il destino dei bambini nei conflitti

Da Idlib a Kabul, a Khartum o a Sana’a, i bambini sono sempre più spesso le prime vittime dei conflitti armati, come conferma anche l’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite.

© UNICEF/UN0161148/Anmar
© UNICEF/UN0161148/Anmar

Nel 2018, oltre 12 000 bambini sono stati uccisi o feriti, quasi 2500 rapiti e migliaia reclutati, le cifre più alte mai registrate da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a monitorare sistematicamente le peggiori violazioni dei diritti dell’infanzia.

In totale, nel 2018 si sono verificate 24 000 gravissime violazioni di tali diritti. Oltre a uccisioni e ferimenti, vi rientrano anche il reclutamento di minori da parte di gruppi armati, le violenze sessuali, i rapimenti, gli attacchi a scuole e ospedali, e il blocco degli aiuti umanitari.

«Il rapporto analizza le terribili ripercussioni dei conflitti sui bambini», ha dichiarato Henrietta Fore, Direttrice generale dell’UNICEF. «I risultati sono un appello all’azione: proteggendo l’infanzia nei conflitti armati, manteniamo viva la speranza e forniamo ai minori gli strumenti per costruire un futuro di pace per loro e per il loro paese.»

Nei paesi in conflitto, l’UNICEF è parte delle rispettive task force che raccolgono ed esaminano i rapporti sulle sofferenze dell’infanzia. Si occupa inoltre di programmi di aiuto volti a garantire la protezione dei minori, a ricostruire le scuole, a fornire sostegno psicosociale, a liberare i bambini soldato e a reintegrarli nella società.

Nel 2018, la maggior parte dei bambini uccisi o feriti in guerra è stata registrata in Afghanistan (3062), Siria (1854) e Yemen (1689), ma si tratta solo dei casi verificati: quelli effettivi potrebbero essere ben più numerosi.