Questa crisi sanitaria globale non deve diventare una catastrofe globale per i bambini

L’UNICEF mette in guardia sul rischio che la pandemia di Coronavirus diventi una minaccia esistenziale per l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la protezione dei bambini più poveri della terra. Mentre quasi ovunque nel mondo i governi hanno adottato misure drastiche per rallentare la diffusione del virus, nei paesi in via di sviluppo e nelle regioni in crisi la chiusura delle scuole, le limitazioni delle uscite e dei contatti e il venir meno delle possibilità di reddito colpiscono in modo particolarmente duro i bambini.

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L’aumento dei casi di contagio nei paesi del Vicino e Medio Oriente, nonché in Africa, Asia e America Latina, mette a dura prova i loro sistemi sanitari già deboli, e non solo: la crisi minaccia anche l’instabile approvvigionamento di base dei bambini più poveri, esponendoli a gravi rischi quando i genitori perdono il lavoro di braccianti, quando mancano le mense scolastiche o vengono interrotte le campagne di vaccinazione. 
Di fronte a questa crisi globale l’UNICEF invita ora i governi, le imprese e i donatori privati a fare di tutto per garantire la protezione e l’aiuto ai bambini più vulnerabili della terra. Il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia collabora con comuni, governi e partner per rallentare la diffusione del Covid-19 ed ammortizzare le conseguenze sociali ed economiche per i bambini e le loro famiglie. L’UNICEF ha avviato a questo scopo un piano di intervento mondiale.
«Non abbandonare a se stessi i bambini e le loro famiglie in questi luoghi è un atto di umanità», afferma Bettina Junker, Direttrice generale dell’UNICEF Svizzera e Liechtenstein. «Soltanto con azioni coordinate a livello internazionale possiamo impedire che la crisi sanitaria mondiale diventi una catastrofe globale per i bambini.»

Dove la pandemia minaccia particolarmente i bambini:

  • Ci si preoccupa soprattutto che il virus si diffonda nei campi profughi sovraffollati, per esempio in Siria, in Bangladesh e in Grecia. Qui le famiglie hanno pochissime opportunità di provvedere all’igiene quotidiana. Molti bambini soffrono di malnutrizione o di altre patologie pregresse e hanno ben poche opportunità di difendersi da nuovi pericoli. Rischiano di non poter ricevere un approvvigionamento di base: cibo, medicine, acqua. Vicino alla capitale greca Atene, alcuni campi profughi sono già stati isolati dopo che alcuni abitanti erano risultati positivi al virus.
  • Vicino e Medio Oriente: Da metà marzo il Coronavirus si sta diffondendo in paesi come la Siria, la Turchia, l’Iraq e l’Iran, dove molti bambini hanno bisogno di aiuti umanitari a causa di conflitti, fuga, deportazione, povertà. Più di 110 milioni di bambini della regione non vanno più a scuola da settimane e si aggiungono ai circa 15 milioni di bambine e bambini che già prima non avevano accesso alla scuola..
  • Il virus si sta diffondendo sempre più anche nel continente africano, dove in molti paesi non esistono sufficienti possibilità di cure e innumerevoli persone negli agglomerati urbani o in contesti di fuga e conflitto hanno scarsissima opportunità di proteggere se stessi e gli altri. Molti bambini del Sahel e dell’Africa meridionale soffrono di malnutrizione o di altre patologie pregresse che indeboliscono il sistema immunitario. Il 39 per cento degli abitanti del continente a casa non hanno la possibilità di lavarsi le mani con l’acqua e sapone. Se verranno meno le fonti di reddito, in molte famiglie l’indigenza continuerà ad aumentare.
  • In Asia preoccupa soprattutto l’aumento dei contagi in Bangladesh. Più di 850.000 appartenenti ai Rohingya vivono qui in campi profughi sovraffollati dove possono a malapena proteggersi dai contagi. Nel contempo, le limitazioni di movimento ostacolano anche l’approvvigionamento da parte delle organizzazioni umanitarie. In Pakistan questi provvedimenti hanno già comportato la chiusura di 300 centri per la cura di bambini gravemente malnutriti. In India milioni di braccianti poveri non hanno più alcun reddito e hanno fatto ritorno in massa ai loro villaggi.
  • In tutto il mondo attualmente 1,5 miliardi di bambine e bambini non vanno più a scuola. In molte regioni della terra c’è il rischio che i bambini non facciano più ritorno nelle loro scuole, ora chiuse. Se i bambini non possono più frequentare la scuola, incontrare gli amici e condurre una vita quotidiana regolata, si aggiungono ulteriori rischi: stress, maltrattamenti, violenza di genere, emarginazione sociale, separazione dalle loro persone di riferimento più importanti.  In Cina si è osservato che nei mesi scorsi la violenza nelle famiglie è aumentata.

Come aiuta l’UNICEF

L’UNICEF svolge in tutto il mondo un lavoro di sensibilizzazione per fermare la diffusione del virus, mette a disposizione articoli igienici e acqua pulita, forma personale sanitario e procura indumenti di protezione e forniture mediche. Insieme a governi e partner si sviluppano sistemi di apprendimento alternativi. L’UNICEF consiglia i governi su come sostenere in questo momento le famiglie più povere e favorisce provvedimenti che, alla luce della crisi, proteggono i bambini da sfruttamento, violenza e abusi.
ofe umanitaria.