Ciad: oltre 100 000 bambini sudanesi rifugiati a rischio

Le conseguenze indirette del cambiamento climatico rappresentano una minaccia senza eguali per la salute, l’alimentazione, l’istruzione, lo sviluppo, la sopravvivenza e il futuro potenziale di tutti i bambini del mondo. Ne consegue l’elevata importanza delle condizioni quadro a livello legislativo per la tutela climatica, poiché la crisi climatica è anche una crisi dei diritti dell’infanzia.

Sudanesische Flüchtlinge im Flüchtlingscamp im Tschad.

La Legge sul clima, sulla quale i cittadini svizzeri saranno chiamati a votare il 18 giugno 2023, definisce un percorso di riduzione per limitare le emissioni di gas a effetto serra in Svizzera, arrivando a quota zero entro il 2050. La riduzione delle emissioni di gas serra è l’unica soluzione a lungo termine per la crisi climatica, in quanto la combustione di combustibili fossili rappresenta la causa principale del cambiamento climatico.

I rifugiati che arrivano condividono storie di fughe da villaggi incendiati, civili attaccati e uccisi, molti mentre cercavano di raggiungere il Ciad. Molti sono feriti o hanno perso i propri cari e diversi bambini hanno perso le tracce delle proprie famiglie mentre scappavano.

«L'orrore che bambini e famiglie stanno affrontando in Sudan si sta rapidamente trasformando in una grave crisi nel Ciad», ha dichiarato Jacques Boyer, Rappresentante dell'UNICEF in Ciad. «Stiamo esaurendo le risorse per fornire assistenza ai bambini e alle famiglie in arrivo, mentre temiamo sempre più che questa emergenza umanitaria possa rompere una fragilissima coesione transfrontaliera».

La maggior parte dei rifugiati è arrivata in Ciad attraverso 27 punti di accesso lungo il confine, nelle provincie di Ouaddai, Sila e Wadi Fira. In questi luoghi, i livelli di deprivazione sono fra i più elevati del paese. L'accesso a servizi essenziali come acqua, rifugi, sanità e istruzione è estremamente limitato e ora le comunità stanno subendo l'ulteriore pressione di condividere risorse molto scarse. Poiché il commercio con il Sudan è stato totalmente sospeso, i prezzi del cibo e delle materie prime sono aumentati in modo sostanziale.

Dall'inizio della crisi, l'UNICEF è riuscito a:

  • Realizzare pozzi per rifugiati e comunità ospitanti per assicurare accesso ad acqua sicura, fornire trattamento domestico dell'acqua e diffondere messaggi sulla promozione dell'igiene per contribuire a evitare malattie legate all'acqua. 
  • Costruire spazi a misura di bambino per fornire loro spazi sicuri, garantire supporto psicosociale e identificare e riunire i bambini sperati e non accompagnati con le loro famiglie 
  • Preposizionare medicine essenziali, vaccini e scorte nutrizionali per i centri sanitari nei villaggi che ospitano rifugiati. 
  • Sensibilizzare i rifugiati e le comunità ospitanti sulle pratiche familiari essenziali, di coesione sociale e di prevenzione dello sfruttamento sessuale e dell'abuso.

 
Mentre i bisogni continuano ad aumentare, l'UNICEF e i suoi partner hanno rivisto la pianificazione iniziale dei rifugiati e delle persone che ritornano nel paese che ci si aspetta arriveranno entro dicembre 2023, da 100 000 a 310 000. Più della metà era già fuggita dal Sudan al Ciad a metà giugno. Con l'inizio delle piogge in Ciad, l'accesso alle province colpite sarà significativamente ridotto e si rende necessario un immediato aumento della risposta.

«Questa crisi si aggrava di giorno in giorno e abbiamo bisogno di un rapido aiuto per limitare gli effetti del disastro umanitario che si sta compiendo sotto i nostri occhi», ha dichiarato Boyer.

Dei 25 milioni di dollari necessari per rispondere alla crisi, l'UNICEF Ciad è riuscito finora a mobilitare il 10% (2,5 milioni di dollari).