L’infanzia yemenita e la storia di Nour tra la vita e la morte

Jürg Keim
Jürg Keim

Dopo sei anni di guerra civile, lo Yemen è ormai al collasso. L’incubo della carestia si staglia minaccioso: 2,3 milioni di minori di cinque anni soffrono di denutrizione acuta, 400 000 versano in condizioni tali da metterne in pericolo la vita. In tale contesto, abbiamo deciso di raccontarvi l’incredibile storia della piccola Nour.

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Nour Fatini (nove mesi) è stata ricoverata gravemente denutrita in una clinica di Sana’a, in Yemen. ©UNICEF/UNI366586/Abaidi

Lo Yemen è alle prese con la peggiore crisi umanitaria del mondo. 24 milioni di persone su trenta dipendono dagli aiuti, ogni settimana un migliaio di bambini muore per malattie che, se curate adeguatamente, non sarebbero letali. La fame, di cui soffre la maggior parte della popolazione yemenita, sta assumendo proporzioni drammatiche. Secondo una recente analisi, a febbraio 2021 la denutrizione acuta riguardava circa 2,3 milioni di minori di cinque anni. 400 000 di loro, come la piccola Nour, lottano ogni giorno per sopravvivere e hanno urgente bisogno di cure.

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A nove mesi, Nour pesava meno di cinque chili. In Svizzera, una bimba coetanea pesa in media 8,4 chili. ©UNICEF/UNI366598/Abaidi


In una baraccopoli della capitale Sana’a, vive la famiglia di Nour Fatini, quattro persone stipate in una minuscola stanzetta. Materassi consumati, un fornellino a gas per cucinare, i pochi effetti personali conservati in sacchi. La corrente non c’è, l’acqua va attinta da serbatoi pubblici in strada. Ma quello che manca di più è il cibo. Il papà di Nour cerca ogni giorno un lavoro fisso, finora invano, e nel frattempo raccatta e vende bottiglie di plastica vuote. Il magro guadagno basta appena per sovvenire alle necessità di base. L’affitto, pari a una trentina di franchi svizzeri al mese, è fuori dalla portata della famiglia, ma in qualche modo bisogna pur fare per avere un tetto sopra la testa.

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La famiglia di Nour vive in una stanzetta in una baraccopoli di Sana'a, la capitale dello Yemen.
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Nour è stanca e debole sin dalla nascita. Nei primi mesi, ha ricevuto troppo poco da mangiare. La mamma la allattava, ma il latte non bastava a saziare la piccola. Nour, tuttavia, non è stata portata in un centro sanitario perché la madre non era in grado di riconoscere i sintomi della denutrizione e, in ogni caso, i genitori non avrebbero avuto il denaro per pagare le cure. Lo stato di salute della bimba è quindi continuato a peggiorare, finché nella vita della famiglia Fatini non è entrato Ali Al-Raymi.
 

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Il ricercatore sociale Ali Al-Raymi visita i gruppi di popolazione svantaggiati per conto del progetto IMSEA. ©UNICEF/UNI366593/Abaidi


Il ricercatore sociale Ali Al-Raymi visita i gruppi di popolazione svantaggiati, per esempio gli abitanti delle baraccopoli di Sana’a, per conto del progetto IMSEA confinanziato dall’UNICEF. Il progetto IMSEA (dall’inglese modello integrato di sostegno e promovimento sociale ed economico) mira a creare condizioni migliori per i bambini più poveri e vulnerabili, e a fornire un sostegno sociale ed economico.  
La famiglia di Nour è stata scelta a campione per i rilevamenti, da qui la visita di Ali Al-Raymi. «Le condizioni nelle quali vivono i Fatini sono durissime, tra miseria, fame e problemi di salute», spiega il ricercatore. Nour era debole, il corpicino smagrito. Ali Al-Raymi ha predisposto il ricovero della piccola in un centro sanitario perché potesse essere curata. Al momento dell’ammissione, la bimba pesava meno di cinque chili, troppo poco per la sua età. Il personale infermieristico le ha somministrato integratori alimentari e micronutrienti forniti dall’UNICEF. «L’abbiamo visitata una volta la settimana», spiega il dietista del centro sanitario. Dopo quattro mesi, Nour era fuori pericolo. La denutrizione acuta grave che aveva messo a repentaglio la sua vita era sconfitta.

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Dopo quattro mesi di trattamento con integratori alimentari, Nour era fuori pericolo.
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Con la crisi alle spalle, la piccola ha cominciato a muovere i primi passi e a giocare. «La gioia di vedere la propria bimba riprendersi da una grave malattia è indescrivibile», afferma la mamma Suad Fatini. «Prima era sempre stanca, è incredibile vederla zampettare e giocare.» Nour potrebbe essere aiutata dal caso. Se sarebbe ancora viva oggi senza il trattamento terapeutico rimane discutibile. Il suo destino è quello di tutti i bambini dello Yemen che soffrono la fame. Non dobbiamo dimenticarli. I bambini come Nour hanno bisogno del nostro aiuto - più che mai.