Bilancio di metà strada: l’UNICEF e gli obiettivi di sviluppo sostenibile

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Miranda Barker

Dato che gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono stati stabiliti nel 2015 e devono essere attuati entro il 2030, il compito del presente blog è quello di analizzare il ruolo dell’UNICEF nel raggiungimento di alcuni degli obiettivi e di spiegare se sarà possibile attuarli in toto entro il 2030.

Kinderhände im Sand die einen Kreis um eine Blume bilden.

Gli OSS 2030, ossia gli obiettivi di sviluppo sostenibile (in inglese Sustainable Development Goals, SDGs), comprendono misure atte a porre fine alla povertà, alla riduzione delle disuguaglianze nonché al potenziamento della salute e della crescita economica, senza dimenticare la tutela del pianeta. È chiaro che, per ottenere risultati soddisfacenti, si renda necessario prendere misure utili ad apportare miglioramenti in tutti i settori dello sviluppo. La risposta all’interrogativo su come si possano effettivamente raggiungere e mettere in pratica tali obiettivi è, quindi, più semplice di quanto si pensi: attraverso la collaborazione globale sulla base di visioni e obiettivi comuni. 

«La sfida più grande in questo nuovo secolo consiste nel trasformare un’idea apparentemente astratta – lo sviluppo sostenibile – in realtà per tutti gli abitanti del mondo.» 

Kofi Annan, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite
Junge hält ein Plakat und lächelt.

Gli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile sono parte integrante del lavoro dell’UNICEF. Dato che questi obiettivi sono stati stabiliti nel 2015 e devono essere attuati entro il 2030, vale la pena analizzare se essi possano effettivamente essere raggiunti oppure no.

Vigilanza
In veste di «Global Custodian» o «Co-Custodian», l’UNICEF controlla l’andamento dei molti obiettivi che hanno un impatto diretto sulla vita dei bambini.  Nel complesso, 11 dei 17 OSS sono monitorati dall’UNICEF. Le tematiche vanno dalla parità di genere, alla lotta alla povertà, alla buona gestione di governo fino alla tutela climatica. Non ci sono obiettivi più importanti di altri e nessuno di essi può essere raggiunto senza tenere gli altri sotto controllo. 

Elencare tutti gli obiettivi di sviluppo in cui l’UNICEF è coinvolto richiederebbe troppo tempo. In questo blog si prenderanno pertanto in considerazione solo alcuni obiettivi selezionati da una gamma più ampia, corredati da esempi di programmi sostenuti dal Comitato nazionale per la Svizzera e il Liechtenstein.

 

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Tutti gli obiettivi dispongono di diversi indicatori, che servono da monito per raggiungere l’obiettivo globale. Nel quadro dell’obiettivo «Povertà zero», l’UNICEF monitora l’indicatore 1.b.1, il quale fornisce informazioni importanti sul benessere dei bambini, poiché vigila sulle spese statali a favore dell’istruzione, della salute e delle prestazioni sociali per le fasce più povere della popolazione. Per la prima volta si affronta a livello multilaterale il tema della povertà infantile. Ciò significa che ora i governi devono riflettere concretamente sul modo in cui la povertà si ripercuote specificatamente sui bambini e non solo sulla famiglia in senso lato. Aver cambiato prospettiva è fondamentale, in quanto i bambini percepiscono la povertà diversamente dagli adulti. 

L’UNICEF si batte a favore di questo obiettivo e sprona i governi a collaborare nei seguenti ambiti:

  • misurazione e controllo costanti della povertà infantile;
  • dare alla povertà infantile la giusta priorità nelle strategie e nei piani di sviluppo nazionali;
  • estensione dei programmi di protezione sociale a misura di bambino anche nel quadro delle misure anti COVID-19 prese dai governi a brevissimo e a lungo termine;
  • investimenti in servizi sociali di alta qualità e copertura delle spese sociali. 
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L’UNICEF vigila altresì sull’indicatore 2.2, che recita: «Entro il 2030, porre fine a tutte le forme di malnutrizione (...) e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, donne in gravidanza e allattamento e delle persone anziane.»

Gli ostacoli alla crescita e la malnutrizione sono una conseguenza assai diffusa dei conflitti mondiali, delle pandemie e delle catastrofi climatiche. Queste crisi minacciano l’approvvigionamento alimentare globale e sono la causa del fatto che i più piccoli, in virtù della malnutrizione, non ricevono sostanze nutritive a sufficienza per raggiungere un peso adeguato. I recenti aumenti dei prezzi dei generi alimentari, dei carburanti e dei fertilizzanti, riconducibili alla guerra in Ucraina e alla carenza di materie prime, possono ulteriormente peggiorare la situazione dei bambini malnutriti.  

Per raggiungere questo obiettivo di sviluppo, l’UNICEF sprona i governi a collaborare nei seguenti ambiti: 

  • formazione di famiglie, bambini, adolescenti e donne, affinché siano in grado di richiedere generi alimentari nutrienti e a prezzi accessibili; 
  • miglioramento nell’approvvigionamento dei generi alimentari a favore dei bambini; 
  • costruzione di un ambiente alimentare sano per tutti i bambini; 
  • approntamento di sistemi di supporto per migliorare l’alimentazione di tutti i bambini; 
  • raccolta, analisi e utilizzo costante di dati e conoscenze di qualità per indirizzare correttamente i provvedimenti e conseguire progressi. 
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Il ruolo dell’UNICEF nel raggiungimento dell’obiettivo 3 comprende interventi a favore di gravidanze sane (mortalità materna e personale ostetrico qualificato), bambini sani (mortalità neonatale e nei bambini sotto i cinque anni) nonché dei programmi vaccinali. La pandemia di COVID-19 ha bloccato i programmi vaccinali di routine, con il conseguente aumento di malattie infettive come la poliomielite e allontanando, di fatto, la possibilità di raggiungere l’obiettivo.

Per riuscirci, l’UNICEF sprona i governi a sostenerlo nei seguenti ambiti: 

  • potenziamento dei sistemi di assistenza sanitaria di base per raggiungere tutti i bambini; 
  • focus sulla sopravvivenza di madri, neonati e bambini; 
  • priorità alla salute e al benessere di bambini e adolescenti, compresa la salute psichica; 
  • promozione di misure atte a ridurre le conseguenze delle catastrofi naturali, delle più complesse situazioni di emergenza e dei cambiamenti demografici su bambini e famiglie. 
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Il contributo dell’UNICEF nel raggiungimento di tale obiettivo fa riferimento all’equità e all’inclusione, affinché tutti i bambini – dalla prima infanzia fino all’adolescenza – possano godere di un’istruzione di qualità e di programmi per lo sviluppo delle competenze. L’UNICEF collabora con i governi di tutto il mondo per migliorare la qualità e l’inclusione nelle scuole.  

L’UNICEF è responsabile a livello globale per il monitoraggio dell’indicatore 4.2.1, il quale descrive la «percentuale di bambini (di età compresa tra i 24 e i 59 mesi) con uno sviluppo adeguato all’età in almeno tre dei quattro ambiti sotto elencati: lettura, scrittura e calcolo, abilità fisiche, competenze socio-emotive e apprendimento». Questo obiettivo è di fondamentale importanza, poiché l’istruzione può essere considerata la chiave per uno sviluppo positivo delle future generazioni.  

 

Monitoraggio degli obiettivi: siamo sulla buona strada per raggiungerli da qui al 2030?

Povertà zero – Le sfide a livello globale ne minacciano il successo
Attualmente, il mondo non è sulla buona strada per porre fine alla povertà entro il 2030. Nei Paesi più poveri, la necessità di lavorare in termini di sviluppo, per aiutare le persone a uscire dallo stato di povertà, è oggi più elevata che mai. Cosa si deve fare allora? 

Oggi 356 milioni di bambini vivono in condizioni di «povertà estrema», uno stato tale per cui non si riescono a soddisfare i bisogni fondamentali di un individuo. Se pensiamo che sul nostro pianeta vivono quasi 2,3 miliardi di bambini (sotto i 18 anni), ciò significa che la metà di tutti i bambini del mondo vivono in condizioni di povertà. E, se al mondo, ci fosse anche un solo bambino colpito dalla povertà, sarebbe comunque un bambino di troppo. I bambini interessati non godono di strutture sanitarie, alimentazione, acqua, non hanno un alloggio e non ricevono un’istruzione. Un miliardo di bambini sono colpiti da quella che definiamo «povertà multidimensionale», vale a dire una forma di povertà che si ripercuote su tutti gli ambiti della vita. A scarseggiare non sono solo le risorse finanziarie, ma anche la salute e l’istruzione risultano deficitarie. 

L’UNICEF si batte per i bambini di tutto il mondo e sostiene diversi programmi per la lotta alla povertà. Il Comitato nazionale per l’UNICEF Svizzera e Liechtenstein fornisce supporto nel finanziamento di una moltitudine di programmi esistenti, ad esempio nel Madagascar sono stati attuati programmi per porre fine al lavoro minorile.
 

Tre bambini sono in piedi in un campo.
Il Madagascar è uno dei Paesi più poveri al mondo: qui un bambino su quattro deve lavorare già all’età di cinque anni per guadagnarsi da vivere. Nel settore agricolo, ad esempio, trovano impiego migliaia di bambini nelle piantagioni di vaniglia, nelle miniere e nelle cave.

Fame zero – saremo in grado di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2030?
Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma realizzabile. Nessun bambino dovrebbe essere privato della quantità di cibo necessaria per condurre una vita felice e in salute. Tra il 2000 e il 2020, la percentuale di bambini al mondo sotto i cinque anni che soffrono di deperimento è scesa dal 33,1 al 22%, con il conseguente crollo a livello numerico dei bambini colpiti da 203,6 milioni a 149,2 milioni. Tra le sfide più recenti da affrontare a livello mondiale troviamo i prezzi elevati dei generi alimentari, che dal 2016 erano rimasti su livelli stabili e che, ora, hanno subito un’impennata, passando dal 16% del 2019 al 47% del 2020.

Per raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero di bambini che soffrono di deperimento entro il 2030, la percentuale di regressione annua deve raddoppiare, passando dall’attuale 2,1% all’anno al 3,9%. Sono soprattutto le regioni più povere ad essere in particolar modo colpite dalla malnutrizione: nel 2020, quasi due quinti dei bambini colpiti da deperimento vivevano nell’Asia meridionale e altri due quinti nell’Africa subsahariana. È soprattutto il Corno d’Africa  a vivere una forte incertezza a livello alimentare, causata da un devastante periodo di siccità che costringe milioni di bambini alla fame. 

di bambini sotto i 5 anni

13,6 Mi.
soffrono di malnutrizione estrema

di bambini sotto i 5 anni

45,4 Mi.
appaiono deboli, incontrano ostacoli alla loro crescita oppure risultano troppo piccoli rispetto alla loro età
Un bambino riceve la vaccinazione tra le braccia della madre.
L’azione dell’UNICEF consiste nel fornire ai bambini nel bisogno alimenti terapeutici, acqua potabile e i farmaci necessari alla guarigione.

Salute e benessere – i bambini che riescono a sopravvivere sono più numerosi, ma ci sono anche più bambini a soffrire di problemi psichici 
Come fenomeno globale, la pandemia di COVID-19 ha influito come mai prima d’ora sul raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ha avuto gravi ripercussioni sul benessere delle persone di tutto il mondo, andando a intaccare in modo particolare la salute psichica degli adolescenti. Si stima che nel 2020 il numero globale di stati d’ansia e forme depressive sia aumentato del 25% e i più colpiti sono stati giovani uomini e donne. Le ripercussioni del COVID-19 possono inoltre far sì che i bambini, in particolare quelli svantaggiati, risultino maggiormente esposti a diverse forme di violenza e sfruttamento.

Per raggiungere questo obiettivo di sviluppo sostenibile, la salute psichica e il benessere dei bambini non devono essere una priorità solo per UNICEF Svizzera e Liechtenstein, ma anche per i governi a livello nazionale e internazionale. 

Ad ogni modo siamo sulla strada giusta per migliorare la salute e il benessere a livello globale. Particolarmente incoraggiante è il fatto che il tasso di mortalità globale dei bambini sotto i cinque anni è sceso del 14% tra il 2015 e il 2020: da 43 a 37 decessi ogni 1000 bambini nati vivi. Allo stesso modo, anche il tasso di mortalità dei bambini nei primi 28 giorni di vita (periodo perinatale) è sceso del 12% nello stesso lasso di tempo, passando da 19 a 17 decessi ogni 1000 bambini nati vivi. 

Un’assistenza ostetrica professionale durante il parto è determinante per la riduzione della mortalità delle madri e dei neonati. Tra il 2015 e il 2021, si stima che l’84% dei parti in tutto il mondo sia stato assistito da personale medico specializzato. Si tratta di un aumento del 77% rispetto all’arco temporale compreso tra il 2008 e il 2014. Tuttavia, la quota dell’Africa subsahariana si attesta a 20 punti percentuali in meno rispetto alla media mondiale. UNICEF Svizzera e Liechtenstein promuove l’assistenza medica ai neonati anche in Ghana, per garantire che tutti i bambini abbiano una possibilità di sopravvivenza. 

Kleines Kind auf dem Arm seiner Mutter.

Istruzione di qualità – Le ripercussioni del COVID-19 mettono in pericolo i progressi nello studio
La pandemia di COVID-19 ha scatenato una crisi educativa mondiale con una grave compromissione dell’apprendimento personale. Si tratta di un ostacolo preoccupante, al quale da qui al 2030 occorre trovare una soluzione. Oggi il rischio che i bambini non possano in alcun modo frequentare le lezioni a scuola è molto elevato; ad essere particolarmente svantaggiati sono le bambine, i bambini con una disabilità, quelli che vivono nelle regioni rurali e quelli che appartengono a minoranze etniche. Negli ultimi due anni, circa 147 milioni di bambini non hanno potuto frequentare più della metà delle lezioni in presenza previste. 

Ma non è ancora troppo tardi: l’UNICEF sta lavorando con profitto per riuscire a raggiungere questo obiettivo di sviluppo. Nel 2021, l’UNICEF è riuscito a fornire un’opportunità di istruzione a 48,6 milioni di bambini che non andavano a scuola. Di questi, 6,4 milioni erano bambini in fuga, mentre 31,7 milioni si trovavano in una situazione di emergenza umanitaria. UNICEF Svizzera e Liechtenstein sostiene attivamente questo obiettivo di sviluppo e s’impegna affinché tutti i bambini ricevano unistruzione di qualità. Il punto chiave sta nel garantire alle bambine un accesso all’istruzione e nel rendere l’ambiente scolastico più favorevole all’apprendimento (ad es. nella regione amazzonica brasiliana).

 

Una bambina siede in classe indossando una maschera.
Dallo scoppio della pandemia, il Comitato per l’UNICEF Svizzera e Liechtenstein si batte affinché i bambini tra i sette e i dodici anni, che vivono nella regione brasiliana dell’Amazzonia, ottengano accesso all’istruzione e li aiuta a tornare a imparare.

Conclusione 

Sono passati sette anni dalla sottoscrizione dell’agenda e, nel 2023, ci troviamo quindi a metà di questa strada. Abbiamo dovuto fare i conti con molte sfide globali mai viste prima, come conflitti, pandemie e crisi economiche, le quali hanno messo in serio pericolo gli sforzi compiuti finora e i progressi nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tuttavia gli obiettivi sono costruiti espressamente con l’intento di creare un ambiente in cui le tematiche dell’istruzione, della salute e della lotta alla povertà non vengano intaccate da queste crisi. L’UNICEF si batte per fare in modo di raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile: con la giusta dose di collaborazione tra i singoli e le nazioni, è ancora parzialmente possibile raggiungere gli obiettivi entro il 2030. 

Ma anche dopo il 2030, gli sforzi non devono cessare: ci saranno sempre nuove sfide globali da affrontare e ci sarà sempre margine di miglioramento. L’UNICEF prende molto sul serio il suo ruolo nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e s’impegna per dare il proprio contributo a favore di tutti i bambini del mondo.